“Lanterna Luna Lacrimosa” è un capolavoro poetico.
In tre parole, tre versi, tre espressioni, Salvatore Insenga parla di nostalgia
evidente nella vista di una luna, una nostalgia silenziosa, ermetica, che può
essere esternata solo guardando quella sfera pallida che si staglia nel cielo.
Quella lacrima che esce segretamente. Quella lanterna che il viandante può
osservare, e può essere l’unica consolazione, l’unica compagna sua o di un
animale notturno che in essa trova rifugio, guida e riparo. Un riparo contro la
desolazione dell’animo, ma al contempo desolazione essa stessa, come se essendo
l’unica luce evidenzia il buio circostante.
Un labirinto chiaramente contenitore di emozioni
che con le poesie viaggiano e alla luce di una fonte luminosa piangono. Questa
non è che una delle figure leggibili nella silloge “Come un gioco nel
labirinto”. Un labirinto che potrebbe essere visto e vissuto come portatore di
disperazione, ma che trovata l’uscita può divenir al contempo sollievo e dove
trovar protezione, come la luce lontana di una luna ispirazione di idee.
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