La morte è parte della vita, forse, ma riuscire a
trasmettere il concetto è molto difficile. Non basta nessun linguaggio,
verbale, paraverbale o non verbale. Nel regno animale molte specie
metabolizzano il dolore spostandosi, evadendo, allontanandosi, tuttavia vi sono
specie che non riescono a capire cosa sia successo con quel grave evento e non
riescono a capire il distacco.
Francesco Casali con la “Trilogia di Sofia” riesce
a comunicare il dolore dei personaggi in maniera esemplare. Gioca con periodi
che rimangono impressi per la loro profondità, per il loro trasporto. Le storie
sono nata in parte, nella mente dell’autore, in seguito alla sua esperienza nel
campo educativo e riabilitativo, così ha immaginato la storia di personaggi che
devono necessariamente vivere lo stesso trauma, per capirsi e spingersi
vicendevolmente. La passione che ha per il suo lavoro si denota anche
nell’impegno e nell’empatia che ha adoperato per scrivere questa bella opera.
In ogni singolo evento narrato l’autore entra in
pieno, si inerpica in essi, invitando i personaggi a prendere per mano i
lettori e a condurli dove animo umano non può penetrare se non guidato e
aiutato a “capire”.
Alcuni disegni presenti nel libro completano gli
stati d’animo di attesa, pessimismo, e
contemporaneamente rabbia, ma anche desiderio che tutto sia solo un
incubo. Non si consiglia la lettura per avere risposte, ma per trovare il modo
come porsi le giuste domande.
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