Dedicato alla memoria di Maurizio Di Paola, grande uomo, grande lavoratore e amorevole padre di famiglia.

martedì 11 novembre 2014

Rivoluzione in Burkina Faso

di José Moreno Pau


Di fronte all’annuncio del presidente Blaise Campaoré della modifica costituzionale per potersi presentare alle elezioni del prossimo anno, le masse burkinabé sono scese in strada indignate.
Decine di migliaia di persone hanno manifestato lo scorso martedì 28 ottobre, hanno innalzato barricate e assaltato il parlamento. La rivoluzione ha preso la capitale Uagandugù, così come le principali città del Paese. Dopo un tentativo di mantenere il potere reprimendo i manifestanti e decretando lo stato d’assedio, Blaise Campaoré ha dovuto dimettersi.
Il governo di Campaoré al servizio della Francia e dell’imperialismo e per la povertà del PaeseBlaise Campaoré era da 27 anni al potere dopo aver fatto un colpo di Stato contro quello che era stato un suo amico, Thomas Sankara, conosciuto come il Che Guevara africano, che fu assassinato.
Negli ultimi anni gli indicatori economici mostrano una crescita addirittura del 9% annuo (6,5% nel 2013). Questa crescita è dovuta allo sviluppo dell’estrazione dell’oro, che oggi incide per il 20% del Pil, e della coltivazione del cotone. Tuttavia questa crescita non ha raggiunto la popolazione: il Burkina Faso ha 17,5 milioni di abitanti e oggi è uno dei Paesi più poveri del mondo (il 181° su 187). 3 milioni di burkinabé sono emigrati nella vicina Costa d’avorio. L’alfabetizzazione non attiva al 30%. Questa situazione ha una relazione diretta con la politica del deposto presidente Blaise Campaoré.
Blaise Campaoré prese il potere nel 1987 con l’appoggio della Francia e ribaltò tutte le misure dei governi di Sankara. Fece marcia indietro sulla nazionalizzazione delle terre che tornarono nelle mani dei latifondisti. Si trasformò in un fedele discepolo delle politiche del Fmi e dei prestiti della Banca mondiale. Aprì di nuovo il Paese alle truppe francesi che da allora hanno nel Burkina Faso una base privilegiata per controllare la regione. Stazionano lì anche gli Stati Uniti che hanno stanziato le loro truppe in Burkina Faso dopo la creazione dell’Africom (Comando africano statunitense). La presenza militare francese e statunitense con i loro soci europei in questo Paese come in quelli vicini (Senegal) è servita per l’invasione del Mali e per ottenere il controllo sulle risorse naturali di questi Paesi.
Blaise Campaoré ha svenduto le attività minerarie a imprese canadesi, australiane, sudafricane, statunitensi e russe. L’estrazione dell’oro ha collocato il Burkina Faso al quinto posto come esportatore africano di questo materiale prezioso. Le 32 tonnellate di oro annuali che esporta fruttano al Paese solo 287 milioni di euro in tasse e solo 5.000 posti di lavoro. Le attività minerarie sono effettuate con distruzioni ambientali che hanno provocato tremende contaminazioni e massacri di persone e animali.


 Continua a leggere dal sito del PDAC (PARTITO DI ALTERNATIVA COMUNISTA)



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