Ancora prima di leggere il racconto“ La dolce incoscienza
dell’immoralità” mi sono soffermato sulla copertina. Cercavo di capire se nella
statua raffigurata si stessero abbracciando due donne oppure un uomo e una
donna. Partendo dalle forme rappresentate si potrebbe fantasticare, ma
l’aspetto fondamentale è che si denotano due persone che si amano, a
prescindere dal sesso, quello che conta è infatti l’amore. Nello scritto è
presente uno scontro di fenomeni, l’amore positivo, contro la guerra negativa.
La società protagonista con le sue formalità va ad etichettare come immorale
l’amore tra due donne e tratta come ovvio l’aspetto bellico del mondo.
Antisonante con la logica, quando l’amore gay dovrebbe essere considerato
ovvio, e la guerra no. Altri forti e bei contrasti arricchiscono il racconto
come il tramonto incontra l’alba dei sentimenti. Variegati e sintomatici argomenti
ruotano intorno alla storia, come dalla denuncia dello sfruttamento dei
migranti, alla situazione di abbandono e disagio in cui si trovano a vivere gli
anziani. È scritto con cortesia, senza tirarla per le lunghe in nessun
capitolo. Vi sono molte similitudini; la più bella metafora del libro è però
l’incipit, un mobile allontanato dal muro lascia osservare un alone prima
nascosto: metafora dei tabù adesso scoperchiati. A mio parere la capacità di
creare similitudini da parte dell’autore, Maurizio Bellavia, è inconscia ed
innata, un vero talento. Una vera scrittura “incosciente”.
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