Dedicato alla memoria di Maurizio Di Paola, grande uomo, grande lavoratore e amorevole padre di famiglia.

sabato 28 giugno 2014

Recensione sulla produzione pittorica di Antonio Pilato


Le pennellate sono dirette, come i messaggi trasmessi dalle opere.
Gli squali sono metafora di una società dove l’uomo è più di un lupo, è un aguzzino. La medesima società dove i potenti portano la guerra tra poveri. 
È chiara la trasposizione dei colori accesi, contornati dai colori scuri. Colori accesi come il sangue versato nel mare da gruppi di migranti, neri come la tempesta che li attende in un Mediterraneo che non è alcova di accoglienza.
Vediamo anche, in uno dei quadri di Antonio Pilato, l’effusione di una madre per un figlio, stretti in un abbraccio colmo d’affetto, compendio di amore nelle sue sfaccettature.
Traspare, in uno stilizzato ricercato, la volontà di riscoprire il proprio io perso, in un inconscio fugace. 
Il contrasto di alcuni colori da un pugno allo sguardo, non nell’accezione negativa più comune del termine, ma in un significato di risveglio da un luogo metafisico assopito.
La tela dipinta diventa significato, il pennello l’introspezione significante di questo artista.





 
Antonio Pilato, originario della provincia di Agrigento, è migrato da giovane a Milano, dove in seguito ha insegnato filosofia e pedagogia. Sin dalla sua adolescenza è vivo l’interesse per le arti figurative.


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